INTRODUZIONE DEL CORRELATORE
La conclusione degli studi, con la relativa discussione del lavoro svolto, è un momento importante nel percorso formativo del futuro dottore, ancor più se la materia trattata è L' Architettura. Tutte le esperienze accumulate nel corso degli anni stranamente danno più incertezze che sicurezze e neppure la messa in campo di un buon tema da quella forza propulsiva necessaria e indispensabile per liberare la mente dall'aporia. Se dunque il tema del progetto non rappresenta più quella sicura sponda razionale che continuamente filtra le decisioni bisogna quindi affidarsi a questioni minime che ampliano di molto i confini tranquilli della funzione. Le questioni minime sono secondo il mio avviso poche, nel caso preso in esame il luogo caratteristico, ma non singolare e l'assenza di carattere "urbano" dell'insediamento di Tufìno. Le cave a cielo aperto, in funzione fino a non molto tempo fa, disposte nelle vicinanze dal paese rappresentano un'ottima occasione per sperimentare la convinzione che il progetto d'architettura sia esso riferito alla piccola scala o alla grande scala, fatte le dovute precisazioni, non da delle risposte d'indirizzo ne di programma, ma definisce e instaura un precisa ridefinizione di un luogo che viene reinventato in forma poetica. Il luogo ha segni evidenti dell'attività umana che vanno riutilizzati, la scelta del laureando Alfredo Montano, in sintonia con il nostro modo di affrontare questo tipo di tematiche ha introdotto nei vuoti delle cave una serie di attività che completano le attrezzature necessarie per un paese come Tufino. Il cimitero, i parcheggi, l'area verde attrezzata, inglobano le cave lasciando la memoria della trasformazione del luogo senza mascheramenti ne denuncie ne proclami ma accettando le fenomenologia delle cose senza alcun giudizio. Essendo queste un dato di partenza immutabile. L'obbiettivo era quello di ristrutturare l'area della tesi in un nuovo modo di lettura, attraverso l'insediamento di edifici nuovi o esistenti, tale che le potenzialità dell'area si esprimessero nella loro interezza. D'aiuto in questo processo sono state le esperienze di altri architetti, per quanto riguarda il disegno e la composizione, ma anche le regole insite nell'uso del territorio fatta dall'uomo: l'urbanizzazione, i percorsi, l'attività agricola e il deflusso delle acque. Il giusto equilibrio dei dati ha prodotto le definitive scelte architettoniche: l'area di sperimentazione agricola usa una cava con le sue pareti come una grande serra naturale, l'edificio di ricerca agricola si insedia come un nuovo muro della cava. Il cimitero viene ampliato con un nuovo accesso annesso all'anfiteatro verde della cava limitrofa, in un'altra il cento sportivo sfrutta riempie in parte in vuoti, ed infine il centro per la Riproduzione Audio ne occupa l'ultima. Il complesso per la riproduzione Audio viene previsto in una delle cave vicino al paese, come un isolato dello stesso, non riempie tutta la cava ma ne fuoriesce solo per una parte rispettando le altezze degli edifici vicini. Il margine del complesso che si confronta con le pareti della cava, su cui sono presenti i tagli delle lame, ha uno sviluppo tortuoso e permeabile, e gli spazi interni sono sviluppati come ambienti racchiusi e materici con accenni a sala ipostile di classica memoria. Tutto questo senza mortificare le esigenze delle moderne tecnologie, per le quali le architetture spesso vengono realizzate; nella convinzione che un buon progetto non è incompatibile con qualsiasi esigenza della modernità ipertecnologica. Il correlatore: arch. Antonio La Marca

INTRODUZIONE DEL RELATORE
Mi capita spesso, sia in occasioni di tesi di laurea, che in occasioni professionali, di affrontare tematiche di ampia scala, relative, cioè, ad un "dominio" che, per molti, sembrerebbe di tipo "urbanistico". Viceversa, lo sforzo che mi impongo e che impongo agli allievi in queste occasioni, è di ragionare in termini Architettonici e di trovare soluzioni di ampia scala, ma in termini di definizione architettonica. La grande scala ed il rapporto con il paesaggio sono, infatti, temi di progetto architettonico, ed ogni progetto architettonico contiene un problema di definizione del suo rapporto con il paesaggio (sia esso urbano o naturale). All'inizio il lavoro consiste quasi in una ricerca di "indizi progettuali" che ci permettano di interpretare il luogo. Non credo tuttavia che sia il "luogo" a definire il progetto, quanto piuttosto l'inverso: è il progetto che
definisce, anzi inventa il luogo e lo rende significativo. Il lavoro sul "luogo" è però, lo strumento indispensabile attraverso cui l'idea progettuale diventa adeguata al luogo stesso, anzi, essenziale. Il lavoro di progetto in un luogo è, cioè il risultato di una lotta tra la resistenza di esso a cambiare la propria storia stratificata, anche se negativa e la violenza trasformativa che è insita nel progetto stesso. Il progetto sembra nascere a volte da uno scontro drammatico fra la volontà di trasformazione del progetto stesso, e la resistenza di un luogo al cambiamento, la forza degli "indizi" ritrovati nel luogo, dirigono spesso la ricerca ed essi non possono essere previsti completamente "a priori". Sviluppare un progetto in un luogo costituisce, infatti, una esperienza di arricchimento, di verifica e di messa in discussione di un bagaglio che sembra a volte già chiaro e concluso. Questo faticoso lavoro di scavo nei problemi di un area costringe spesso, se non sempre, ad un'attenzione sia ad aspetti generali che ad aspettiminuti, apparentemente secondari del "luogo", talvolta senza ancora sapere se ciò che scopriamo ci servirà nel prosieguo. Ma devo ammettere che non mi appassionerei a questo esercizio quotidiano se non ci fosse proprio questa incertezza e questo stupore (a volte sconcerto) di fronte ad un segno prima nascosto, e che al suo apparire, rimette tutto in discussione. L'indizio" innesca un procedimento razionale e poetico allo stesso tempo, perché è legato alla scoperta di un "incidente morfologico", o del frammento (ipotetico) di "altro" a cui rimanda, ma, proprio perciò, apre anche alle metafore, ad un movimento mentale e psichico che si muove oltre la dimensione "logica", in aree più profonde, più ancestrali, più coinvolgenti. E' per questo che la forza di un "indizio" può cambiare il senso di una ricerca. La dimensione del "paesaggio" come luogo di sedimentazione della storia antropica è piena di tali "indizi" e non può, quindi, essere affrontata e risolta dal progetto solo attraverso spostamenti di funzioni e di quantità, ma richiede la decifrazione dei suoi misteriosi elementi costitutivi, delle sue nascoste relazioni tra le parti, in equilibrio o disequilibrio che siano. Ecco allora che il disegno, attento agli indizi più che allo sguardo, li riconosce e restituisce loro forza costitutiva mescolandoli o contrapponendoli al progetto stesso. Credo, anche, che il lavoro progettuale debba avere un rapporto di parziale "incertezza iniziale" nell'affrontare il "luogo". E' proprio sulla necessità del progetto architettonico anche alla grande scala, sulla necessità del rapporto con il paesaggio, e su di un grado di "relativa incertezza iniziale", che immagino sia fondato un mio particolare procedimento di "costruzione del progetto". E' attraverso oscillazioni fra "necessità" e "possibilità" che l'idea prende corpo ed esplicita il luogo stesso attraverso il disegno, lo schizzo e l'interiorizzazione del tema. Alla fine il luogo che sembrava essere già lì, fin dall'inizio, non c'è più. Al suo posto ve ne è uno nuovo: quello vero, quello che avrebbe sempre dovuto esserci. Questo procedimento vale particolarmente per le zone "residuali" o di "margine", ma spesso anche per aree che sembrerebbero "centrali". L'area su cui si svolge la Tesi di A. Montano è caratterizzata da molti dei presupposti a cui ho accennato: E' un'area vasta composta di molte sotto aree di dimensioni ampie. E' un'area marginale rispetto al centro consolidato. E' un'area residuale della trasformazione più violenta del territorio: una sequenza dicave tufacee che hanno lasciato vistose tracce della loro violenza. E' tuttavia un'area dove queste ferite inferte al territorio, spesso hanno una carica evocativa ed involontariamente "artistica" (quasi delle grandi opere di Land Art alla Burri, o alla Fontana). E' un'area dove gli indizi storici (un vecchio tracciato, un percorso rurale,continuazione di un percorso urbano) e gli "indizi" "a reazione poetica" (i grandi scavi, i grandi tagli sulle pareti di tufo, mutevoli sotto il sole campano) si intrecciano in modo coinvolgente. Il progetto avrebbe potuto scegliere la strada apparentemente tranquillizzante di "ricucire" le "ferite" sul territorio, acquietando, così le odierne ansie ecologiste. Viceversa il progetto, più coraggiosamente, non cerca di nascondere con una sorta di "lifting" territoriale la sua storia recente, bensì accetta, più modernamente, queste "ferite" come materiale del progetto, usandole nel progetto. Il confronto con la storia delle trasformazioni è investigato attraverso un intelligente uso dell'intreccio tra regole geometriche nascoste nel luogo e regole geometriche del progetto. Anche le funzioni e le attività da inserire nel luogo non vengono assoggettate ad una ideologia del "verde come risolutore di ogni peccato dell'uomo sul territorio", bensì nascono dall'individuazione delle nuove forme di richieste di uso dello spazio in una città che è sì la città di Tufìno, ma che è ormai indivisibile dalla grande città regione cui tutti ormai apparteniamo. La Tesi definisce così, una struttura di nuovi luoghi non luoghi urbani (la risistemazione dell'Area Cimiteriale, come area a parco, sul modello del Sot del Migdia di Beth Gali; la costruzione di un Parco Sportivo Polivalente, con ricordi del Complesso Commerciale a Scibuya di Tadao Ando; l'ipotesi di un Centro di Ricerche per l'Agricoltura) e ne investiga uno più in dettaglio: ilCentro Tecnologico della Riproduzione Audio.
Il relatore: prof. arch. Vito Cappiello.

VINCOLI DI PROGETTO
Tufino si trova al centro di una depressione strutturale creatasi due milioni di anni fa (PLEISTOCENE INFERIORE) grazie allo sprofondamento operato da una serie di faglie dei carbonati affioranti sugli adiacenti rilievi calcarei (Monti di Avella); successivamente tale depressione è stata colmata da una serie di terreni di natura piroclastica (tufo, pozzolana, ceneri) ed alluvionale (sabbie e ghiaie). Il tufo presente nel sottosuolo di Tufino si è formato circa 30\35000 anni fa durante il primo periodo flegreo grazie al fenomeno delle "nubi ardenti": tali nubi fuoriuscite da una serie di fratture ubicate nei Campi Flegrei erano costituite da gas che trasportavano in sospensione vetri vulcanici, scorie e brandelli di lava. L'estrazione antica del tufo come materiale da costruzione risalente intorno al 1400 veniva sfruttata a partire da un'angusta apertura circolare subaerea ad andamento verticale (occhi di monte). Dopo un tratto iniziale di 5-6 metri nella copertura piroclastica, la tecnica di estrazione prevedeva uno slargo profilato "a campana" che una volta giunto in corrispondenza del tufo migliore si "appiombava" con pareti verticali. Il sottosuolo di Tufino è ovunque costituito da un substrato tufaceo rinvenuto a profondità variabile da 1 a 15,50 metri. Osservando i fronti di cava si denota che il tufo è ricoperto da uno strato variabile di terreni piroclastici sciolti ed alluvionali.

OBBIETTIVI DI PROGETTO
Da un analisi preliminare dello stato di fatto del tessuto urbano emerge una deframmentazione territoriale dovuta alla presenza di numerosi fattori: le tufare a cielo aperto che hanno determinato un enorme vincolo fisico, una struttura tipologica disomogenea con delle “scollature” vere e proprie di parti urbane e non ultima la presenza di due alvei che costituiscono senza dubbio una barriera per eventuali ricuciture urbane. Di conseguenza premessa fondamentale del progetto è stata l’idea di una “riorganizzazione” della struttura viaria urbana tenendo conto delle poche geometrie prevalenti tra cui l’asse di via S. Bartolomeo “traccia” di un Decumano Maggiore Romano. Così l’Asse di Via S. Bartolomeo si innesta in maniera più decisa e diretta verso la Statale 7bis stabilendo con essa un rapporto più immediato e gettando così premesse di reciproche relazioni per un futuro sviluppo urbano. Ognuna delle cave è stata così organizzata in funzione di questo “reticolo ordinatore”. E’ stato inoltre previsto un sistema vegetazionale collettivo tra le cave ed il verde agricolo.

SISTEMAZIONE DELL’AREA CIMITERIALE

Quest’area che presentava problemi di spazio e parcheggi è stata riconfigurata creando un grande piazzale pensato come sbocco naturale del “viale di accesso” e trasformando il vecchio ingresso cimiteriale con una nuova facciata che funge anche da “sfondo figurale” della nuova piazza. Da quest’ultima si accede pedonalmente all’Anfiteatro Verde, uno spazio organizzato con percorsi alberati, un bacino lacustre ed una struttura ponte che offre al visitatore che l’attraversa al suo interno una molteplicità di vedute a differenti livelli di altezza.

CENTRO DI RICERCA PER L’AGRICOLTURA
La cava a cui è stata assegnata questa funzione presenta scarti notevoli di quota. In essa trovano posto all’interno di un unico blocco laboratori di ricerca, una biblioteca, una sala conferenze, una mensa ed il deposito. Questa struttura è collegata con un ampio spazio destinato alle serre e dall’altro versante con un sistema di piattaforme degradanti dove trovano posto i campi sperimentali. Infine la presenza di cavità  (Occhi di monte)  ha suggerito l’idea di un Museo della Cultura Contadina.

PARCO SPORTIVO POLIVALENTE
Tale spazio cava è stato riconfigurato come un insieme di elementi sfruttando la “naturale” configurazione dei fronti di cava a parete verticale dove trovano posto un campo di calcio, e le restanti aree ad andamento obliquo occupate da una grande palestra, campi da tennis, basket e calcetto ed infine spazi didattici all’aperto. Sono previste delle discese meccaniche per l’accesso diretto ai livelli inferiori.

UN CENTRO TECNOLOGICO DELLA RIPRODUZIONE AUDIO
…Per tutti coloro che non sanno avvicinarsi al mondo dell’Alta Fedeltà Esoterica. Per tutti coloro che si chiedono cosa vorrà dire MOSFET. Per tutti i musicisti che sanno eseguire benissimo diversi compositori ma non sanno ascoltarli e spesso vorrebbero incidere i propri prodotti senza essere in grado. Per tutti quelli che sono al ventesimo preamplificatore e non sanno se preferiscono le Valvole allo Stato Solido o viceversa. Pensiamo che sia giunto il momento di educare tutti noi all’ascolto della musica... L’obbiettivo progettuale è stato quello di introdurre in un unico “contenitore” la musica riprodotta a partire dalla sua storia fino alle attuali evoluzioni. Si è inteso ripercorrere i miti tecnologici pensando ad un Museo della Macchina che potesse scandirne le varie tappe. Convogliare ed aggiornare i risultati della ricerca mondiale ricca peraltro di sfaccettature in una Biblioteca Multimediale. Conoscere, sperimentare e confrontare le macchine da musica per renderle sempre più timbricamente credibili attraverso Sale Audio Sperimentali e di Ricerca. Didattica,  consulenza tecnica per l’obbiettivo finale: l’acquisto. Uno spazio come i Negozi Specializzati dove poter mettere a segno la mossa finale e cioè scegliere la “macchina definitiva” da portare via! Un Centro Tecnologico della Riproduzione